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by The World Is Too Heavy (I Am Not Strong Enough)

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È brutto dire: addio finisce tutto soprattutto se è già finito e tutto quello che hai fatto non vuoi raccontarlo hai già detto troppo. Le cose cambiano si sgretolano si appannanano si smontano anche quando non te ne accorgi è l’eterno valzer della decomposizione che se guardi in prospettiva vedi solo freddo. Alla fine le cose che contano sono quelle che butti mica quelle che fai quelle pronte conta solo la brutta copia mica quella da presentare. In fondo finire qualcosa serve solo a dire: ok ora è andata e avanti la prossima fatica però c’è piaciuto fino alla fine e della bella copia solo un po’ che se resta tra noi diventa solo più pesante.
Il disco doveva chiamarsi Discografia perché uno e poi basta ma non l’abbiamo finito l’abbiamo fatto mixare e non c’è più senso o motivo perché The World Is Too Heavy (I’m Not Strong Enough) è finito. Dentro Discografia dovevano esserci qualche ricordo di troppo, le cose intorno, le cose di dentro, le cose brutte della provincia della provincia della provincia perché è così e basta, il conto del fatto e del non fatto, le cose affrontate fino al congedo alla fine punto e sigillo sulla busta prima di spedirla, le brutte cere e le cere migliori, quelli morti o andati quelli che non vedi più quelli che sono cresciuti. Non si sa mai se certe cose bisogna dirle o non dirle oggi ci siamo domani non so che fine faremo speriamo che non ci normalizziamo.
Abbiamo suonato qualche volta in una cucina in costume da bagno o con le pantofole pure in piazza dove m’hanno staccato il microfono al terzo pezzo cotti come le scimmie a bestemmiare alle feste dei liceali, le birre del discount shotgunnate la glossite le dita piene di sangue che si zappa sempre. C’erano i pezzi registrati con una scheda audio con l’entrata del jack che ballava un microfono ammaccato per tutta la batteria e una saletta che era un box in un parcheggio che ci ha visti svenire, pisciare nelle bottigliette, fare a botte, maledire la vita tra bottiglie di Garzantino frizzantello amabile piacevole da un euro e quaranta e tocchi di panella belli grossi, scatolette di tonno e piatti spetazzati, amplificatori da 10 watt e posaceneri che cadevano ogni volta sui tappeti. La saletta non l’abbiamo mai pagata mi dispiace solo di non aver pisciato nell’armonica di quell’imbecille coi baffetti. Come quando sei cotto e t magn i taralli Austin Powers Tekken 3 rubare al supermercato scatarrare per terra il tabacco la colletta per l’acqua, lo sparatrappo il Bepanthenol le minacce voler fare sempre a botte. Le sei e mezza di mattina nel bus e la benzina nella macchina che ce n’era sempre poca e parcheggiare in zona rimozione, il caffè al bar che paghiamo una volta ciascuno e facciamo a chi dorme di meno a chi la caccia più triste a chi la registra peggio la voce gridando. Facciamo che se suoniamo lo facciamo dai così qualche giorno senza voce e almeno non siamo soli. Luigi trova sempre traffico con la Saab pure se per strada non c’è nessuno e ha gli occhi rossi e blu pure senza chiusino che quando c’erano i chiusini in saletta diceva ‘me la sento in fronte’ e non capiva più niente. E sai che cosa ho sempre io io ho sempre ragione mi piace sentirmelo dire perché è vero. Suoniamo per dire quale suonare che non suonare nessuno tranne Silvio che alla fine ha scritto tutto basso chitarra batteria tempi dispari e tutte cose. Silvio che mi aveva venduto il basso che era prima stato montato da mancino e lui lo usava al contrario perché sia mai che si aggiustino le cose nella vita le cose vanno lasciate così come sono. Tipo che non avevamo più il basso (ciao Antonio e poi ciao Martin) che all’inizio eravamo quattro e poi ho fatto il sacrificio di tenerlo io in braccio senza alcun risultato se non è emo questo. I Campari a goccia che sbiascichi subito e senza pensarci troppo, la radio a paletta tanto se ci vedono ci fermano lo stesso e se ci carcerano è solo questione di sfortuna maledetta sfortuna. Alle prove che se non lo andiamo a svegliare e solo col dovuto ritardo Silvio manco si alza e scende senza lavarsi la faccia che è una cosa da freak comunque al massimo devi lavarti col sapone per piatti però pizzica. Dormire a Piazza Dante a Napoli o a Piazza Prefettura a Potenza toccare i guardrail per trovare il pezzo bello nel disco. Non ci sentiamo da qualche giorno ti ho visto giù spero tanto che non ti sia ucciso la vita è una sofferenza che cazzo ti metti a suonare emo se ti lasci con la ragazza secondo me il disco lo scriviamo.
Alla fine il disco era pronto finito era solo questione di aggiustare qualcosa e ce lo doveva finire di mixare il cugino di Luigi tramite Luigi che zompava almeno due corde a mattinata di prove oltre ad essere davvero un minchione ma è per questo che gli si vuole un po’ bene però doveva svegliarsi se non voleva subire abusi psicologici. I testi avevano almeno due o tre stesure parziali tranne DDR che Silvio aveva scritto di botto ed era l’incipit, c’era l’analisi critica e tematica dei discorsi lo scioglimento della trama le allegorie le partizioni la distinzione temporale dipanata tra quello -il tempo- del disco e gli avvenimenti le giustificazioni anzi le motivazioni che giustificarsi è di cattivo gusto, le persone una lunga lista di ringraziamenti che diventava sempre più corta fino ad essere inutile, doveva esserci un booklet di almeno 30 pagine per un disco di sette otto tracce che tanto stava lì tutto il disco, mica nel disco. E alla fine manco il disco tanto c’è questo e fanculo, i fiumi non scorrono al contrario ma l’odore del fango è sempre lo stesso e puoi compiacertene fino a che non esce il sole sempre se esce. Poi alla fine niente mix (ciao Santeiro grazie lo stesso) niente tracce riregistrate della chitarra e fanculo i blast beat a pedale singolo il sangue alle dita i take storti di basso i capotasti perché non sapevamo suonare manco per il cazzo si fa solo per farlo mica tanto per farlo e fanculo alle voci pulite bisogna alluccare fino a sputare il sangue a far finta che la catarsi sia il modo giusto per far scorrere le cose. Questo è il momento giusto perché niente traditmento all’orizzonte d’attesa ormai non c’è più il revival come l’anno scorso o due anni fa siamo pure alla controra. Se ci date 30 euro vi mandiamo le demo.

Gianluca Luigi Silvio The World Is Too Heavy (I’m Not Strong Enough)

A una cena di Natale mio zio ha passato un pezzo di Diavolina a mio padre. Se l’è menato in bocca e dopo un po’ l’ha sputato. ‘Pensavo foss torrone’.

ho una macchina senza specchietto retrovisore ma non m'ha mai aiutato a non guardarmi indietro ho una scatola di VHS in cui sembrava tutto a posto e nelle foto di gruppo sempbro sempre lì per caso ho ritrovato dentro ad un libro un'istantanea e dietro ci ho scritto quanto siam temporanei e in sala rianimazione volevo parlarti ma sono scappato e poi sei scappato tu e mi è scappato un sospiro ogni tanto ti penso e ripenso ai giorni davanti al nintendo e ad ora che sei grande ho paura di normalizzarmi anch'io e il vuoto che hai lasciato lo sai solo tu e continuo a rimpiangere gli errori che non ho fatto e ho lasciato tutto com'era perché volevo che almeno qualcosa fosse al suo posto ed è inutile aspettarti ma tu aspettami potrei partire da un momento all'altro
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released July 31, 2020

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The World Is Too Heavy (I Am Not Strong Enough) Potenza, Italy

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